Quattro ruote (spesso tutte motrici), un cassone e tanta robustezza: il fascino dei pick-up sta tutto qui. Questa particolare tipologia di veicoli commerciali domina da anni le classifiche di vendita negli USA e sta popolando sempre più i sogni degli automobilisti europei ed italiani, impossibilitati – per motivi legali (nel nostro Paese, salvo rarissime eccezioni, sono omologabili esclusivamente come autocarri) e di dimensioni (un bestione lungo oltre cinque metri si trova più a proprio agio in Texas che a Cinisello Balsamo) – a usarli come vetture per tutti i giorni.
I pick-up rappresentano l’America rurale – quella lontana dai grattacieli di New York e dai lustrini di Hollywood – e forse è proprio per questa ragione che il mondo del cinema ha sempre trascurato questi mezzi, considerandoli più comparse che protagonisti. Qualche esempio? Il Toyota SR5 di Marty McFly (Michael J. Fox) nella saga di “Ritorno al futuro” oscurato sulla scena, giustamente, dalla più appariscente DeLorean. D’altronde, però, va detto che le auto più vendute non sono mai destinate a ruoli di punta sul grande schermo. Avete mai visto una Panda “recitare” in un film italiano?
Come hanno fatto i pick-up quindi a diventare così rilevanti nel panorama automobilistico? In quale modo dei semplici veicoli commerciali sono riusciti ad essere desiderati quasi come delle sportive? Di seguito analizzeremo la nascita e l’evoluzione del mito pick-up: un segmento nato oltre un secolo fa e caratterizzato da parecchie innovazioni.
La storia dei pick-up
L’idea del pick-up prende vita nel 1913 quando un’azienda statunitense chiamata Galion Godwin Truck Body Co. decide di modificare il telaio di una Ford T e di montare un cassone nella zona posteriore.
I grandi marchi iniziano a puntare su questa formula: Dodge nel 1924 con un veicolo commerciale dotato di carrozzeria e cassone in legno con rinforzi in metallo, Ford l’anno successivo con quello che è universalmente riconosciuto come il primo pick-up della storia – il Model T Runbabout with Pickup Body – e Chevrolet un po’ più tardi (nel 1931).
Per la prima vera rivoluzione nel segmento bisogna però aspettare la fine della Seconda Guerra Mondiale e il lancio – nel 1947 da parte della Willys – del primo pick-up a trazione integrale di sempre, basato sul mitico fuoristrada Jeep CJ2-A.
Gli anni ’50
Negli anni ’50 i pick-up iniziano a popolare le strade americane e ad assumere forme (e a introdurre contenuti) simili ai mezzi attualmente in commercio: nel 1955 lo Chevrolet Cameo porta al debutto i parafanghi integrati mentre l’International Harvester Travelette, lanciato due anni più tardi, è il primo di sempre a doppia cabina. Inizialmente la porta posteriore è solo una e bisognerà attendere il 1961 per avere la seconda…
Tra le variazioni sul tema pick-up più interessanti lanciate alla fine degli anni Cinquanta segnaliamo il Ford Ranchero del 1957 (una vera e propria auto con un cassone dietro, soluzione riproposta due anni dopo dalla più famosa Chevrolet El Camino) e il giapponese Datsun 220 del 1959 (che nonostante la presenza sotto il cofano di minuscoli motori 1.0 e 1.2 a quattro cilindri riesce ad ottenere buoni risultati di vendita grazie alle dimensioni più contenute rispetto ai concorrenti).
Favoritismi
Negli anni ’60 e ’70 si consolida il successo dei pick-up americani: merito della qualità dei prodotti (nel 1960 arrivano le sospensioni anteriori a ruote indipendenti sullo Chevrolet C/K, la terza generazione del 1973 porta invece al debutto le ruote posteriori gemellate, utili per i grandi carichi) ma anche di leggi protezionistiche – dazi imposti ai costruttori non statunitensi nel 1963 – e di altri favoritismi come le normative antinquinamento del 1973 rese volutamente meno severe nei confronti dei veicoli commerciali.
Arrivano i giapponesi
Il monopolio “yankee” nel segmento dei pick-up viene incrinato nel 1978 con l’arrivo della terza generazione del Toyota Hilux. Il primo “compatto” a trazione integrale di sempre impiega poco tempo a conquistare il pubblico e oggi è considerato uno dei mezzi a quattro ruote più robusti e affidabili in circolazione.
Per dimostrare l’indistruttibilità del mezzo nel 2003 in una puntata del programma TV britannico Top Gear un esemplare del 1988 del pick-up giapponese viene letteralmente torturato – gettato in acqua, incendiato, colpito sul tetto da una roulotte e collocato in cima ad un grattacielo successivamente demolito – pur continuando a funzionare senza problemi…
F-150: la risposta Ford
Le Case statunitensi non stanno a guardare l’avanzata dei giapponesi e prendono immediatamente provvedimenti: già nel 1980 Ford, ad esempio, rivoluziona il segmento con la settima generazione dell’F-150. Più leggero e meno assetato di carburante dei rivali, offre per la prima volta insieme la trazione integrale e le sospensioni anteriori a ruote indipendenti.
Il risultato? Nel 1981 il Ford F-150 conquista il primo posto nella classifica delle automobili più vendute negli USA e nessun altro mezzo è finora stato capace di soffiarglielo.
Il presente e il futuro
Dagli anni ’80 a oggi i pick-up non sono cambiati più di tanto. Certo, è aumentata l’offerta con prodotti di diverse dimensioni (piccoli per i mercati emergenti di Sudamerica, Africa e Asia, medi per noi, “full size” per il Nord America) e tutte le tasche (esistono persino modelli sportivi per chi non può rinunciare al divertimento) e sono diventati più comodi e meno assetati di carburante (specialmente quelli diesel, motore sdoganato oltreoceano nel 1989 dalla Dodge) ma restano sempre robusti, economici da costruire (una buona notizia per le Case) e in grado di garantire elevati profitti.
Il futuro? Sempre più ricco di successi, a nostro avviso. I pick-up sono destinati ad essere – dopo le SUV – il nuovo trend europeo in fatto di motori ma per arrivare al vero boom nel nostro Paese bisognerà renderli immatricolabili come autovetture e non come autocarri. Ora come ora è un controsenso togliere libertà di utilizzo ai proprietari del mezzo che più rappresenta il concetto di libertà su quattro ruote…