Rivisitazione del mitico T1, più noto come Bulli, l’ID. Buzz è il primo minivan completamente elettrico prodotto in serie dalla Volkswagen. Oppure no? In realtà ben 50 anni fa la casa tedesca aveva affrontato il problema della propulsione a batteria e trovato – sorprendentemente – una soluzione.
Il T2 Elektro Bus
Negli anni ’70, infatti, il T1 era stato ritirato e, al suo posto, era subentrato il T2, ampiamente utilizato dalle aziende tedesche, grandi e piccole. Sulla base di questo furgone, nel 1972, il Dipartimento di Ricerca sul Futuro di Volkswagen, insieme a Bosch, Siemens e Varta, realizzò un prototipo del primo veicolo elettrificato del costruttore teutonico, completo di sostituzione della batteria.
Il T2 Elektro Bus, creato con l’intento di utilizzare fonti di energia più sostenibili per veicoli commerciali e passeggeri, era in realtà una sorta di pick-up a cabina singola. Moltissimo spazio era infatti dedicato al pacco di batterie al piombo-acido da oltre 850 kg e al motore a corrente continua posteriore (sotto l’area di carico).
Velocità massima: 75 km/h
Il motore elettrico, costruito prima da Bosch e poi da Siemens, aveva una potenza continua piuttosto bassa (16 kW – 22 CV) e poteva arrivare come potenza massima a 32 kW (44 CV), ma solamente per brevi periodi.
Ovviamente i quasi 900 kg di peso delle batterie erano un notevole handicap sulle prestazioni dell’Elektro Bus, dato che poteva raggiungere una velocità massima di 75 km/h e percorrere da 0 a 50 km/h in 12,5 secondi.
Nel corso degli anni ’70, Volkswagen costruì 120 T2 elettrici, sia pick-up che furgoni, la maggior parte dei quali venne utilizzata nella Germania Ovest da aziende elettriche o da agenzie di ricerca governative. Dieci T2 finirono invece alla Tennessee Valley Authority negli USA.
Il battery swapping? C’era già
Sul finire della produzione – comunque limitata – la potenza del furgone elettrico aumentò leggermente fino a 23 CV continui, con un picco di 45 CV, mentre la velocità massima scese a 70 km/h. Ma l’autonomia? Ancora adesso il T2 Elektro Bus può percorrere da 50 a 100 km con una carica completa, un risultato tutto sommato impressionante per l’epoca.
In più l’EV di Volkswagen possedeva un sistema di recupero dell’energia utilizzato per immagazzinare l’energia cinetica in frenata. E – ancor più in modo originale – l’intero pacco batterie, prodotto da Varta, poteva essere sostituito in pochi minuti mediante uno speciale sistema di nastri trasportatori che estraeva semplicemente il pacco esaurito e ne inseriva un altro appena caricato. Certo, bisognava avere un garage bello grande e un equipe di meccanici… Però, al di là delle battute, si trattava di una precognitiva tecnologia di sostituzione delle batterie che oggi, ad esempio, è una delle idee di auto come la Nio, che consente di recarsi presso una delle stazioni “power swap” per scambiare le batterie esauste con quelle nuove.
La produzione finisce negli anni ’80
Il T2 Elektro Bus durò poco, terminando di essere prodotto all’inizio degli anni ’80. Chiaramente i tempi non erano maturi per la tecnologia elettrica, in quel contesto non competitiva rispetto ai motori endotermici. Ma si deve dare atto del coraggio di quegli ingegneri che 50 anni fa, avevano avuto la visione di un futuro elettrico, oggi incarnato, per il brand tedesco, nel nuovo ID. Buzz.