Volkswagen Bulli, dalle origini all’ID.Buzz

Sono passati 73 anni da quanto il primo Volkswagen Transpoter, sigla T1, è uscito dagli stabilimenti di Wolfsburg. Il soprannome “Bulli” deriva dalla combinazione delle parole “Bus” e “Lieferwagen”(furgone per la consegna di merci, in tedesco) a cui è stata aggiuntala lettera “L” sia per motivi fonetici sia per l’assonanza semantica con l’aggettivo tedesco “bullig“, che significa muscoloso e vigoroso. Perfettamente in linea con le caratteristiche del veicolo.

Il soprannome piacque così tanto che alcuni dirigenti Volkswagen considerarono l’idea di ufficializzare l’appellativo per il successivo modello, il T2. Tuttavia questa ambizione fu frenata dalle leggi sul copyright, poiché un’azienda specializzata nella produzione di trattori aveva già registrato il nome “Bully” per uno dei propri modelli. Nonostante ciò il soprannome “Bulli” è rimasto inciso nella storia e nell’identità di questo veicolo iconico.

Le origini

1949 – Volkswagen type 29 – prototipo 1

Nella primavera del 1947 l’olandese Ben Pon, attraversando gli stabilimenti Volkswagen, rimase colpito dal Plattenwagen, un veicolo piatto utilizzato per trasportare pesanti pannelli in lamiera. Ispirato, Pon abbozzò gli schizzi del futuro Bulli, e nel 1948 persuase l’Amministratore Delegato della Volkswagen, herr Nordhoff, a costruirne un prototipo.

Il primo prototipo, Tipo 29, realizzato in meno di sei mesi, ebbe vita breve a causa della fragilità del telaio. La soluzione fu una robusta scocca autoportante adatta alle esigenze di un furgone. Nel 1950, esattamente tre anni dopo l’idea di Ben Pon, il primo Bulli, denominato Transporter 1 o T1, uscì dagli stabilimenti di Wolfsburg.

Il telaio e il motore erano gli stessi del Volkswagen Maggiolino: il 4 cilindri boxer raffreddato ad aria da 1,1 litri, montato al posteriore, erogava 25 Cv di potenza e raggiungeva la (più che apprezzabile) velocità di 100 km/h. Nasceva così il primo veicolo della famiglia Transporter, il T1, per tutti “Bulli”, che in tre anni venderà 20.000 veicoli, tantissimi per un paese devastato.
Con le sue dimensioni ridotte, la buona capacità di carico e un prezzo accessibile, il T1 era perfetto per molte categorie professionali nella Germania post-bellica.
Nel 1951, la versione vetrata Samba, con dettagli automobilistici, verniciatura bicolore, tettuccio apribile in tela e particolari cromati, divenne l’icona della classe medio-borghese tedesca.

37 foto - Volkswagen Bulli, dal T1 al T6.1 – le origini del ID.Buzz

Evoluzione del Volkswagen Bulli: dal T1 a T6.1

Il Bulli si è trasformato restando sempre fedele a se stesso. La sua evoluzione, dal T1 al T6, è un affascinante viaggio attraverso sette decenni di innovazione e design distintivo. Nel 1950 debutta il T1, e la sua eredità è stata portata avanti nel 1967 con il debutto del T2, che ha introdotto ampi finestrini, una porta scorrevole di serie, e un telaio migliorato.

La trasformazione continua nel 1979 con il T3, caratterizzato da un nuovo design spigoloso (come voleva la moda dell’epoca), dimensioni maggiori, e una cabina di guida ridisegnata.
Nel 1990 il T4 entra in scena il più stilisticamente morbido T4. Tra le novità meccaniche più importanti, il motore e la trazione anteriori.

Il 2003 ha visto l’avvento del T5, la quinta generazione, che ha introdotto nuove altezze del tetto e ha incrementato la capacità di carico.
Nel 2015 il T6 ha debuttato come successivo stadio d’evoluzione, introducendo nuovi motori, dispositivi di assistenza avanzati, e un inedito sistema multimediale.

L’innovazione prosegue nel 2019 con l’aggiornamento T6.1, portando il Bulli nell’era della digitalizzazione con un cruscotto completamente digitale. Questo percorso di evoluzione ha trasformato il Bulli da un furgone iconico del dopoguerra a un veicolo moderno, ancora amato per la sua versatilità e il design unico e riconoscibile.

22 foto - Volkswagen ID.Buzz – foto di interni ed esterni

Volkswagen ID. Buzz, il primo Bulli elettrico

L’ID. Buzz riprende fortemente lo stile del T1 in chiave contemporanea. Ha una presenza scena molto importante, grazie alla grande personalità, specie nelle quattro tinte bicolore della gamma colori.
La sua grande forza è quella di unire un design ispirato al passato a soluzioni tecniche all’avanguardia, tra cui il suo propulsore 100% elettrico a emissioni zero alimentato da una batteria agli ioni di litio da 82 kWh nominali, di cui 77 effettivi.

Ha un’autonomia nel ciclo misto WLTP di 418 km, e attraverso una colonnina a corrente continua da 170 kW può passare dal 5% all’80% di carica in 30 minuti. Tramite una Wallbox da 11 kW, invece, si ricarica dallo 0 al 100% in 7 ore e mezza. La sua anima green passa anche dall’utilizzo di materiali riciclati per i rivestimenti dell’abitacolo.

Nel corso degli anni le dimensioni del Bulli sono cresciute, ma neppure troppo: il primo T1 era lungo 4,28 metri, e l’ID.Buzz 4,71 metri. Per capirci, è più compatto di una berlina media come la Volkswagen Passat, ma grazie allo sfruttamento intelligente dello spazio – ottenuto sia dalla forma della carrozzeria sia dalla compattezza del motore elettrico – offre un abitacolo sconfinato. Nel corso del 2024 uscirà anche la variante a passo lungo che sfiora i 5 metri di lunghezza (4,96, per essere precisi) in grado di ospitare fino a 7 passeggeri.

ID. Buzz Cargo, il furgone elettrico compatto

L’ID. Buzz Cargo è la variante furgonata dedicata ai professionisti. Vanta un volume di carico di 3,9 metri cubi e una capacità di carico utile di 650 kg che consente, per rendere l’idea, il trasporto di due europallet. La propulsione elettrica consente il traino di rimorchi fino a 1000 kg.

Volkswagen ID. Buzz Cargo